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maggio
2025

Giornalismo in crisi: è possibile fare a meno dei giornalisti?

© Brotin Biswas
© Brotin Biswas

Servizio comunicazione istituzionale

Tamedia, che possiede i giornali 24 heures, Tribune de Genève e Le Matin dimanche, ha annunciato massicci tagli di posti di lavoro. I piani sociali e le misure di riduzione dei costi sono in aumento nei media, sia in Svizzera sia all’estero. Fino a che punto? E, soprattutto, possiamo fare a meno dei giornalisti? Laura Amigo, assistente con dottorato dell’Istituto di Media e Giornalismo (IMeG) presso l’Università della Svizzera Italiana (USI) e coautrice di uno studio sulla pertinenza del giornalismo per la Commissione federale dei media (COFEM), ne ha parlato ai microfoni di RTS.

Le Point J, il podcast d’informazione di Radio Télévision Suisse (RTS), ha ospitato Laura Amigo per parlare della situazione in cui si trova il giornalismo e il ruolo dei giornalisti nel mondo dell’informazione. Laura Amigo, nel suo intervento, ha iniziato spiegando perché la situazione è progressivamente diventata così grave: “Da un lato, la posizione privilegiata dei media come fonte di accesso all’informazione nel loro territorio di diffusione è messa in discussione, perché l’informazione è ora consumata principalmente sui social network. Dall’altro lato, la molteplicità dei punti di accesso alle informazioni reso possibile dalla tecnologia digitale sta portando all’erosione del modello di business tradizionale dei media, basato sulla pubblicità e sulle vendite”.

A causa di questo e di altri fattori, i gruppi mediatici pubblici e privati stanno tagliando sempre più posti di lavoro. Vi è inoltre una crescente disaffezione nel settore del giornalismo, che va dal disinteresse alla sfiducia nell’informazione e nei giornalisti. Une delle conseguenze di questa crisi multidimensionale si rivela nella mancanza di giornalisti per coprire tutte le regioni del Paese, compromettendo così il pluralismo dell’informazione, che è un elemento fondamentale della democrazia. Inoltre la riduzione dei giornalisti incide sul numero di inchieste pubblicate durante un anno. “Questo pone un problema perché il pubblico, i cittadini, hanno bisogno di informazioni affidabili, verificate e contestualizzate per dare un senso e costruire le loro opinioni su ciò che accade oggi e per prendere decisioni informate che riguardano la loro vita quotidiana”, ha osservato Laura Amigo.

Sembra dunque che chiunque possa affermare di essere un giornalista e fare il suo lavoro, soprattutto su Internet e sui social network. Per Laura Amigo questo però non è possibile, in quanto i giornalisti fanno un lavoro essenziale per la produzione dell’informazione, pertanto non possono essere sostituiti da altri creatori di contenuti. Vi sono infatti delle specificità nel modo di presentare l’informazione, di verificarla, di spiegarla che sono proprie del metodo di lavoro e della deontologia giornalistica.

Infine il giornalismo ha un ruolo democratico di diffusione delle informazioni, controllando i politici, chiedendo loro spiegazioni delle loro scelte affinché i cittadini ne siano informati oppure verificando se mantengono le loro promesse elettorali. Ma anche nel caso che avvengano dei disastri naturali, spesso i media diventano una fonte di informazioni affidabili, che permettono di gestire con efficienza la situazione. Un ruolo democratico, di contropotere, ma anche vincolante: “Consumare informazioni è anche un atto sociale. Avremo riferimenti comuni e quindi svilupperemo un senso di appartenenza, persino un’identità condivisa con altri membri della società”.

La puntata completa del podcast Le Point J del 26 agosto, in lingua francese, è disponibile cliccando qui.